mercoledì 23 dicembre 2015

Riassunto Introduzione all'Estetica - da Gianni Vattimo

Estetica:
*nasce nel settecento (parola coniata da Alexander G. Baumgarten).
Istituisce, inquadra, rende possibile e qualifica in maniera determinante l'esperienza sociale dell'arte. Nasce quando oramai nella modernità si è imposto il concetto di artista ed opera d'arte e come ad essi sia legata una certa qualità estetica.
Nei tempi passati (greci-romani) l'arte non aveva l'autonomia “moderna” dalla altre discipline. Si è detto infatti anche che oggi l'arte abbia quasi subito un'alienazione dal piano lavorativo-umano-sociale comune. L'arte ha mutato la sua valenza sociale, e la sua utilità sociale.

I greci fanno esperienza esperienza molto viva del potere che queste apparenze esercitano sull'animo umano, ma al contempo non dispongono di alcun concetto che le unifichi e le distingua dalle altre pratiche umane. Non c'era distinzione tra arte e tecnica. Manca anche una nozione unitaria delle belle arti.

Platone critica la poesia come educazione, ma soprattutto critica la poesia drammatica (tragica) perchè l'esercizio e la fruizione di essa comportano un'esperienza di perdita di continuità con loro stessi, un processo di disidentificazione. – NICE !
* L'arte per Platone deve servire per contribuire alla formazione dell'identità individuale, a mantenere sano il corpo, la musica a ristabilizzare e tranquillizzare le emozioni. Inzomma, deve essere tutto usato in relazione al processo di identificazione.
Per Platone: bellezza = splendore + simmetria e proporzione. (contemplare la simmetria e la proporzione nelle cose abiliterebbe l'anima all'equilibrio).


Aristotele si oppone a Platone ed integra la sua nozione: l'arte (con la sua apparenza artistica) non allontana dal vero, né turba l'equilibrio dei rapporti tra intelligenza e affetti dell'anima dello spettatore, e questo perchè le opere d'arte sono strutturate, finalisticamente organizzate dall'artista.
La tragedia per Aristotele è utile perchè presenta una serie di elementi e fatti orrendi, paurosi, fonte di instabilità emotiva che però sono spiegati tramite una logica consequenziale, sono proposti in modo che se ne comprenda la natura e la causa, insomme ne siano svelate le forme paurose che in realtà sono “limpide e chiare”. Questa è la catarsi per Aristotele: il pauroso, l'indicibile l'indescrivibile appunto svelato, descritto, spiegato). La tragedia così ci fa conoscere attraverso vicende tipiche, le leggi di funzionamento del mondo umano.

Si ha una trasmissione del Platonismo (soprattutto per i concettui di luminosità e proporzione) al pensiero cristiano tramite Plotino (filosofia neoplatonica). Accentua la nozione di bellezza come luminosità e splendore. Bellezza è la luminosità dell'Essere, dell'Uno, di Dio, e il suo rivelarsi nel visibile. L'arte, in quanto produce il bello divino, ha così una funzione di rivelazione dell'essere, e rappresenta un momento del ritorno dell'anima all'Uno. Produzione e contemplazione del bello sono modi positivi di entrare in rapporto con Dio stesso. Plotino è cosi una delle fonti principali del moderno concetto, romantico, dell'arte come modo di entrare in sintonia con la profondità dell'essere assoluto.
Nel medioevo tutta l'arte diventa legata all'iconografia sara.
Tale medioevo artistico contribuisce alla creazione di due concetti determinanti per il concetto di bello: la nozione di opera: influenzato dall'idea cristiana che il mondo stesso è “opera di Dio”. La bellezza è la qualità visibile dell'opera di Dio.
la nozione di simbolo: il mondo, essendo opera di Dio, presneta tracce del suo disegno, divenando pieno di significazione nascosta (aiuta anche che Gesù è espressione corporale e terrena di Dio eterno).
Il pensiero cristiano non concepisce più la natura come eterna ripetizione, bensì introduce uno svolgimento storico lineare che vede un inizio e una fine.

Nell'Umanesimo (XV) si delinea la

*figura sociale dell'artista e a partire dal quattrocento inizia a nascere la specificità dell'esperienza estetica come esperienza dell'”amatore d'arte. In questo periodo si instaura un forte rapporto tra poesia e filologia
La poesia pone l'importanza di una continuità con la tradizione.
La poesia acquisisce uan funzione celebrativa (esaltazione dei Principi, dei Papi) avviando la sua funzione di conservatore sociale, diventando un connettivo sociale (punta alla creazione e ad un mantenimento del consenso sociale e a livello di diffusione di modelli culturali e linguistici comuni).
Si crea in questo periodo il culto delle regole, della ricerca stilistica accompagnato però anche ad un filone che riconosce un lato irrazionale dell'ispirazione( il cosiddetto “furor poeticus”). Essendo comunque dottrina neo-platonica, anche il furor poeticus non è altro che un modo intuitivo di innalzarsi alla contemplazione dell'ordine universale.
*e il rapporto con la scienza. Carattere scientifico nell'architettura, poi Leon Battista Alberti rivendica uno statuto scientifico per pittura, architettura e scultura. Ricerche sulla prospettiva, anatomiche (Leonardo e Michelangelo). L'arte si muove davvero accanto alla scienza.

Nel settecendo si concluderà un processo di unificazione delle Belle Arti in un unico principio, arrivando a Hegel con il sistema delle arti in Lezioni di Estetica.

Gia dalla metà del cinquecento (con Vasari) si testimonia un graduale allontanamento tra Arte e scienza (almeno una distinzione); l'arte usa anche la finzione, la scienza usa la misura calcolata realisticamente (as esempio nel barocco le proporzioni non sono scientifiche!),.
Seicento-settecento (con barocco, manierismo) si crea la rottura tra arte e scienza. Francesco Bacone separa così nettamente la poesia dalla storia e dalla scienza. Si fa largo sempre più l'idea che l'arte punti sulla “meraviglia”, sul “fantastico” (basti vedere tutto il barocco).

Le basi per l'estetica moderna nella disciplina filosofica sono Vico e Kant. Essi prendono in esame il rapporto arte-storia e definiscono le peculiarità dell'esperienza estetica.

Vico riconosce il valore dell'arte andando al di là della “verosimiglianza” aristotelica. La poesia dispone di una verità sua porpria che corrisponde a un certo grando di sviluppo dello spirito umano. Leggere poesia è incentrare la coscienza di sé di una certa umanità storica che in essa si tramanda.
Il problema dell'invenzione della poesia è trattato nel terzo libro della "Scienza nuova", La discoverta del vero Omero. L'epos omerico non è prodotto di un'individualità, ma di una temperie storica e storicamente riconosciuta. Con l'idea che la poesia sia il fondamento archeologico della cultura e conoscenza umane, l'Estetica di Vico si contrappone alla concezione arcadica, cioè ad un'arte ornamentale, di pura evasione. In realtà, la sapienza poetica assicura un tipo di sapere formativo e veritativo, come tale molto più corpulento rispetto al sapere scientifico, modello di cultura astratta, incapace di rispondere alla sensibilità umana, oltre che riconoscere la storia come storicità, cioè comprensione della continuità temporale nella differenza dei corsi e dei ricorsi, delle prospettive di vita e dei periodici ritorni.
La rivalutazione del Dire poetico anticipa sia il Romanticismo filosofico e letterario che l'ermeneutica di Martin Heidegger, dominata dall'idea di una istanza veritativa della poesia superiore alle altre, centrale in Sentieri interrotti. Diversamente da ogni cognizione estetica settecentesca e neoclassica, in cui la poesia (e l'arte in genere) era percepita come un'attività intuitiva, a-razionale, diretta alla fruizione del Bello e così sganciata in qualche modo dal comprendere, per Vico la poesia è la forma più autentica del comprendere, la più pura, perché correlata al momento aurorale della formazione delle civiltà. La è un sapere originario, immerso nella dimensione storica e in quella linguistica, un sapere che è metodologico e persino tecnico (non si ha poesia senza poetica, né poetica senza retorica), ma i cui contenuti rappresentano, costituiscono, sono garanzia veritativa (la verità è tale in quanto linguisticità, come vale l'inverso).

Kant : l'essenziale dell'estetica Kantiana è nell'aver individuato il luogo trascendentale dell'esperienza estetica nel sentimento; pur essendo fondato in un'esperienza sentimentale del soggetto, il giudizio di gusto tende legittimamente a una sua peculiare universalità. Si appella così ad un comune funzionamento della facolta conoscitiva e percettiva. Nel provare piacere per il bello, ciò di cui il soggetto gode anzitutto non è la forma dell'oggetto, ma la propria appartenenza all'umanità; l'apprezzamento per l'oggetto è inscindibile dal piacere che il soggetto porva a sentirsi uno di coloro che apprezzano l'oggetto. Così si verifica una situazione in cui il soggetto empirico si sente come soggetto trascendentale, capace di giudizi di validità universale. Così quando ritengo bello un oggetto implico sempre la richiesta del consenso di tutti, proprio sulla base del fatto che in tutti c'è un senso comune, che è lo stesso funzionamento della facoltà conoscitiva. La caratteristica del giudizio di gusto però è quelle che la sua universalità è sempre in via di farsi. E' qui che Kant raggiunge il rapporto tra arte e storia: il senso comune è dato e insieme è sempre in via di farsi.


Hegel: idealismo. L'arte è forma dello spirito assoluto, ovvero conciliazione tra particolare e concetto universale realizzata a livello oggettivo (non soggettivo!), come fatto che qualifica l'essere nella sua temporalità, nella storia. E' espressione storica dell'essere universale. Il bello è così concepito come realizzazione effettiva della libertà dello spirito. <<L'arte si trova sullo stesso piano della religione e della filosofia. I tre regni dello spirito assoluto si differenziano solo per le forme in cui essi portano a coscienza il loro oggetto, ovvero l'assoluto>>

Schopenhauer (critica Hegel): l'arte assume paradossalmente un significato estremamente intellettualistico, è la rivincita dell'intelligenza sul tendere incessante della volontà. L'uomo così si sottrae al “volere” e lo mette in scacco: l'arte è il luogo di questa contemplazione disinteressata delle idee; ed è assoluta in quanto libera l'uomo liberando la cosa-idea contemplata dalla concatenazione spazio-temporale e causale a cui appartiene nel mondo fenomenico. L'arte si sotta così al divenire e alla storia. Con Shopenhauer comincia infatti nell'ottocento il filone che si può a ragione chiamare “del pensiero negativo”: si concepisce la razionalità realizzata come un meccanismo di tipo sostanzialmente totalitario a cui bisogna invece sottrarsi.
In Sh. Si ha l'mpossibilità del soggetto di raggiungere la “cosa in sè”.

Shopenhauer concepiscono l'uomo come ancora capace di accedere all'assoluto e vedono l'arte come una delle vie.

Da Schopenhauer inizia un atteggiamento di rifiuto ancor più radicale: quello di Kierkegard e Nietzsche (esponenti della crisi di coscienza borghese-cristiana).

Nice presenta l'impossibilità di raggiungere la conoscenza della cosa in sé. Un modo per percepire l'assoluto per Nice diventa ad esempio lo stato dionisiaco (una strana forma di raggiungimento dell'autenticità caotica e mobile). Successivamente la nozione di dionisiaco diventa sinonimo di volontà di potenza. L'arte e l'esperienza estetica si presentano sempre più nettamente come vie di accesso a una condizione di smascheramento sempre rinnovato, che è la negazione dell'idea stessa di un rapporto positivo o negativo con l'assoluto.
Kirkegard: l'esperienza estetica è uno stadio dell'esistenza, al pari dello stadio etico e dello stadio religioso – è caratterizzata da tutti quegli aspetti di provvisorietà, inautenticità, mistificazione. Kirkegard critica Hegel affermando che la condizione di esistenza è sempre del “singolo” e non può essere ricondotta ad alcuna unità sistemica sovraindividuale.

Successivamente l'estetica tende a costituirsi come scienza (Taine. Andando a vertere sui dati di fatto, l'estetica usa le “opere d'arte”, nel quadro di una pratica sociale di cui l'estetica scientifica si propone solo di descrivere le leggi e le costanti, senza discuterne la legittimità o la possibile trasformazione. Spiegare il mondo dell'arte individuando le leggi che lo regolano. Si rivela così una scienza descrittiva: presentare le personalità artistiche, gli stili, le scuole, in relazione all'ambiente storico-culturale in cui maturano.
Da una parte, con Fechner nasce l'estetica nella pratica psicologica (PSICOLOGIA DELL'ARTE), nella quale si cercano di formulare in termini di spicologia scientifica certe leggi sui meccanismi di piacere e dispiacere e di rapporto con l'assoluto (connessione unitaria del molteplice). Esponenti di questa corrente sono Lipps (introduce l'idea di esperienza estetica ricondotta ad una esperienza vitalista del soggetto, il quale esperisce con piacere la propria attività vitale) e Freud.

Approccio linguistico dell'arte: l'arte è intesa come linguaggio particolare. Si cerca di delineare le caratteristiche e le pecularietà di tale linguaggio. Il linguaggio della conoscenza è quello simbolico, quello dell'arte è quello emotivo. Charles Morris (1900-1970) afferma che l'arte è il linguaggio per la comunicazione dei valori. Ma per lui la comunicazione avviene tramite segni (iconi) che non rinviano a un significato, bensì lo incorporano in maniera intuitiva.

Filone di estetica più tipicamente metafisica (Croce, Lukas, Dewey). Questi autori sono accumunati dal loro inserire la riflessione dell'arte in una prospettiva sistematica. Permane la nozione (metafisica) di totalità nelle loro teorie.
In Croce l'arte è primo momento teoretico dello spirito, quello della conoscenza intuitiva e conoscenza dell'individuale (sintesi). L'arte concepita come intuizione-espressione
In Dewey : una prospettiva naturalista. La categoria di totalità dell'esperienza è pensata essenzialmente in riferimento ad un modello biologistico ed evoluzionistico, che vede la vita dell'uomo come un continuo processo di integrazione con l'ambiente; sul piano spirituale, questa integrazione si attua cone soluzione di problemi, cioè con la trasformazione di situazioni caotiche – minacciose – in situazioni definite. E' così che mette in discussione la separazione tra arti belle e arti utili, perchè difatti l'arte diventa finalisticamente rivolta ad un utile umano.
Lukas manifesta il suo gusto storicistico per il quale la collocazione puntuale di ogni opera è da vedersi nella complessità del suo ambiente storico-sociale.

Sul piano filosofico la voce più autorevole della rivendicazione della serietà esistenziale e storica dell'arte è quella di Heidegger. Lui propone una concezione inaugurale dell'arte e della poesia, intesa come luogo dove accade originariamente la verità (l'opera d'arte è definita come messa in opera della verità). Tale accadere della verità è da intendersi come istituirsi storicamente mobile degli orizzonti, delle aperture, delle illuminazioni entro cui l'esperienza di un mondo nuovo diventa possibile. In questa ottica il linguaggio (con le sue mutazioni di potenzialità e limitatezza) nasce e diviene storicamente. Ora, il luogo del suo nascere e delle sue svolte decisive è appunto la poesia.

Infine Adorno vede l'esperienza estetica come una sorta di ultima spiaggia della soggettività dell'uomo moderno, minacciata dall'organizzazione totale e totalitaria della società massificata. Adorno vede l'arte come una finalità senza scopo, in cui l'opera si sottrae alla funzionalità universale del mondo amministrato: l'opera si presenta come un <<contro-movimento>>. Adorno infine in Teoria estetica assegna all'arte la peculiare proprietà di conservare un luogo in cui nella nostra società continua a vivere un ricordo di un possibile futuro alternativo di quel mondo che ha prodotto Auschwitz.

Benjamin invece vede nella possibilità produttiva dell'arte come uno strumento di rinnovamento politico e sociale, che non debba più sfociare in feticismo, ma al contrario possa avvalersi di un'esperienza estetica più autentica e costruttiva. Si possono preparare le basi di una nuova vita socio-culturale dell'arte in cui l'esperienza estetica non comporti più un fatto d'elite, non più la rigida divisione tra produttori e consumatori d'arte.

Tutte queste considerazioni sono da relazionarsi con l' Avanguardia artistica (1900 in poi), che pone alle basi dell'espierienza estetica lo shock.  

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